massimo de carolis: il paradosso antropologico. Solibiopedia obietta: l’assioma e’ falso

The current state of knowledge is a moment in history, changing just as rapidly as the state of knowledge in the past has ever changed and, in many instances, more rapidly. (Jean Piaget)

L’ILLUSIONE OTTICA DELLA MUTAZIONE UMANA

MA CHE FILOSOFIA E’ QUESTA, che ha perso la passione per la Verità e s’imbroglia nei suoi linguaggi? Pare che voglia fare da cavia della sua grande scoperta del XX secolo, e sperimentare su se stessa un determinismo linguistico ASSOLUTO: senza gradi di libertà e  canali di comunicazione cross-linguistici; destinato in breve alla morte della massima entropia. Una filosofia assolutista, tutt’altro che dubitante e  relativista come l’accusano i Papi.

Esce oggi su il mattino di napoli, riprodotto sul blog dell’autore, questa bella recensione, ed invito alla lettura dell’ultimo libro di De Carolis, di grande  ambizione e vivo interesse intellettuale. Merita una discussione, che qui iniziamo.

massimo adinolfi,       http://azioneparallela.splinder.com/

03/01/2009

La mutazione umana

Si può fare un’ontologia del presente? L’espressione, che è di Michel Foucault, ha un carattere paradossale: indica un oggetto di studio – le forme di vita contemporanee, quel che sta capitando proprio ‘adesso’ – storico quant’altri mai; ma scomoda l’ontologia, cioè un sapere che si propone di delineare le strutture necessarie proprie di ogni ente in quanto tale: ieri come oggi, oggi come domani. Perché dunque il proposito di costruire un’ontologia del presente non sia solo un equivoco, occorre avanzare l’ipotesi che quel che accade oggi è l’annuncio di qualche profonda modificazione in corso, che tocca se non la natura in generale almeno la natura umana.
Alla natura umana, infatti, è dedicato l’ultimo libro di Massimo De Carolis, che aveva già condotto un’affascinante esplorazione del nostro tempo storico ne La vita nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (Bollati Boringhieri, 2004). Nel solco di quella ricerca si colloca ora Il paradosso antropologico (Quodlibet, 2008) [recensito anche su Il manifesto]. E se in quel volume era a tema il fatto, di per sé inquietante, che l’uomo è ormai l’oggetto di una potentissima ingegneria scientifica e tecnica, sul piano biologico (si pensi all’ingegneria genetica) come su quello cognitivo (si pensi agli studi sull’intelligenza artificiale), il nuovo libro verte sulle trasformazioni non meno preoccupanti che interessano sia la psiche individuale che i sistemi sociali.
L’approccio ‘ingegneristico’ delle moderne scienze dell’uomo risponde ad un’esigenza precisa: riprodurre tecnicamente quanto l’uomo compie naturalmente. Ora però, quel che appare specifico dell’uomo, quel che rappresenta un autentico paradosso, è la capacità di inventare, di interpretare, di non attenersi a schemi ripetitivi e fissi: tutto quello che insomma sembra sottrarsi in linea di principio alla possibilità di una mera codifica tecnica.
Orbene, per l’antropologia filosofica, il cui arco si distende da Aristotele ad Heidegger, questa capacità può essere rappresentata nei termini della facoltà di formare un mondo, che sarebbe propria dell’uomo e non dell’animale. Il termine ‘mondo’ va qui contrapposto ad ‘ambiente’. L’animale ha infatti un ambiente, cioè uno spazio nel quale si muove secondo schemi di azione e risposta fissati dal corredo di istinti proprio della sua specie; l’uomo invece è correlato a un mondo, cioè ad un ambito non già assegnato dalla natura alla specie umana, ma da essa ritagliato (inventato, appunto) secondo operazioni ‘culturali’ – la prima delle quali, ecco il paradosso, consiste proprio nell’invenzione della cultura.
Il cuore della ricerca di De Carolis consiste ora nel mostrare che la capacità specificamente umana di formare un mondo si è ridotta ormai alla più modesta capacità di formare nicchie, cioè mondi dentro mondi. Non solo mondi più piccoli, in verità, ma mondi in certa misura illusori, in cui ci si illude di poter ‘fabbricare’ la realtà, come prima accadeva solo nella dimensione del gioco o dell’arte (oppure, nei casi patologici, nei fenomeni di dissociazione psichica).
L’ipotesi di De Carolis è che la formazione di nicchie comporti un profondo riassestamento tanto dei sistemi sociali quanto dei sistemi psichici individuali. I quali erano prima organizzati secondo una linea di divisione ‘orizzontale’ che separava il sopra e il sotto, il piano simbolico e quello pulsionale, l’imperium rationis e l’imperium passionis. Al piano di sopra stavano la legge, la cultura, al piano di sotto stavano le etnie, gli interessi, gli egoismi sociali. Analogamente, sul piano individuale, di sopra stava il soggetto, la sua autonomia e la sua libertà; nel sottosuolo le pulsioni e gli istinti.
Questa ‘topica’ oggi non funziona più: la formazione di nicchie è frutto di una scissione non più orizzontale ma verticale, con la quale l’identità individuale si dissocia in una molteplicità di ruoli, mentre il mondo si suddivide in una molteplicità di spazi fra di loro isolati e protetti, la cui stabilità dipende dalla possibilità di tenere fuori da essi tutto il resto della realtà (o più radicalmente dalla possibilità di inventare una realtà ad hoc).
Il fascino di questa ricostruzione delle forme di vita contemporanee è indubbio: essa coglie infatti fenomeni molto diversi tra di loro, che interessano volta a volta l’etnologia critica di Ernesto De Martino e la psicanalisi di Freud e Winnicott, l’antropologia filosofica di Gehlen e Schmitt e le analisi linguistiche di Austin e Wittgenstein, riuscendo a ricondurre tutto questo materiale su un piano di comune intellegibilità.
Ma il terreno ultimo e decisivo su cui De Carolis si misura è quello politico: qui l’indagine intende mostrare l’obsolescenza di gran parte del lessico politico moderno, fondata su concetti (popolo, Stato, sovranità) per i quali si dovrebbe dire che, letteralmente, non c’è più spazio, nel senso che appunto lo spazio psichico e quello sociale si prospettano oggi secondo linee molto diverse da quelle moderne. Le nicchie tagliano trasversalmente le comunità di appartenenza tradizionali e non si lasciano ricondurre a denominatori comuni. La scommessa è così se prevarrà in esse solo il tratto della chiusura autoreferenziale, fino all’atrofizzazione dell’inventività propria della natura umana, o se invece non si possa formare, a partire da esse, “una nuova sfera pubblica”.
È una scommessa difficile, come ogni tentativo radicale di sporgersi oltre la cornice statuale moderna. Che per un verso appare logora, per l’altro rimane quella che ha meglio saputo assicurare, finora, una misura di uguaglianza giuridica tra gli uomini. Ma la consapevolezza che la posta in palio tocca la sfera politica perché tocca la radice antropologica dell’umano, quella, almeno, dovrebbe accompagnare ogni seria riflessione sul proprio tempo, che non rinunci a comprenderlo in pensieri.
(Il Mattino, però questa volta nella pagina 19 della cultura)

Perche’ abbiamo aperto il post con QUELLA frase di un (forse del) padre fondatore delle bioscienze sociali evolutive (l’oggetto di questo blog), Jean Piaget?

A noi, e non parlo personalmente, ma a noi comunità internazionale dei Technology Scholars (David, Dosi, Freeman, Teece, ecc.), questo assioma Heideggeriano della Età della Tecnica pare, e’ sempre parso del tutto infondato empiricamente e fattualmente. Una Marcusianata.

Sarebbe del resto da meravigliarsi, un’eccezione che per una volta scienza e  filosofia concordassero su 1 cosa. Non esiste nessuna Età di tal genere, e la nuova storia non eurocentrica degli ultimi 20 anni lo conferma a valangate di evidenza –  anche dal passato. Che si aggiungono alle conoscenze via via  più precise sul presente – che sgorgano dalla analisi scientifica, non pregudiziale, delle mutazioni tecnologiche e della loro diffusione negli usi, che svolgono le migliaia di membri della comunità degli science & technology scholars. Nelle due riviste-guida Research  Policy e la più giovane ma già adulta Industrial & Corporate Change, ma di lì invadendo tutto il rivistame di ogni disciplina.

In particolare, a me gli esperti di AI (Artificial Intelligence) avevano insegnato, alla Sussex University, che il paradigma AI era clamorosamente fallito ancora negli anni’80, e di lì non si e’  certo ripreso. Da 20 anni ne ho studiato a fondo le applicazioni in Industrial Automation, e  posso dire che qui le letture Marcusiane non hanno fondamento alcuno (Emanuele Severino, in un suo testo classico divulgativo di 20 anni fa, prendeva lucciole per lanterne in materia – sempre per la stessa crassa e presuntuosa  ignoranza, anche dei filosofi  più sublimi in ambito scientifico). Un operaista incallito come me, non s’e’ affatto convinto dell’ipotesi (QUESTA si scientifica. testabile e falsificabile, nulla a che vedere con le  Carnevalate Marcusiane) operaista di Noble, che il robot spossessi ed emargini l’operaio di mestiere, IFF (SE E SOLO  SE) e poiche’  lo programmi con algoritmi e non in playback.

Anche se anti-modernisti, i filosofi heideggeriani son tutti stretti nella gabbia del moderno. Avvallare poi con Hegel e Marx il Mito dei Miti, l’onnipotenza borghese del Progresso Tecnico senza limiti, 75 anni dopo che Simone Weil l’ha LIQUIDATO PER SEMPRE !  !  ! MA CHE FILOSOFIA E’ QUESTA, che ha perso la passione per la Verità e s’imbroglia nei suoi stessi linguaggi?

Ci sarà qualcosa anche su questo punto nella nuova, amplissima release di gennaio del DIZIONARIO DI SCIENZE SOCIALI (work in progress) associato a questa -pedia.

il cannocchiale

Antikythera. UN CALCOLATORE NON PROGRAMMABILE ELLENISTICO

L’orologio di Antikythera al Museo Arch.  Naz. di Atene, nostro grab da video

antik-athinai_museum

Michael Brown sul solco di Derek de Solla Price

Google video: http://video.google.com/videosearch?q=antikythera&emb=0#

video da uTube su Antikythera http://www.youtube.com/results?search_query=Antikythera&search_type=&aq=f

una mia selezione dei video più interessanti su questo mistero.

LA SCOPERTA E LA  AFFASCINANTE STORIA DI ANTIKYTHERA, clip da History Channel: http://www.youtube.com/watch?v=1YuXjg41UwY

An amazing example of the ancient Greek tradition of complex mechanical technology (about 150-100 BC), found by Greek sponge diver Elias Stadiatos in the wreck of a cargo ship off the tiny island of Antikythera in 1900. Devices of this complexity were not attained again until the 15th century.

go to link below to see fascinating clip of the first fully functional working model of the Antikythera Mechanism in the World: http://www.youtube.com/watch?v=4eUibFQKJqI

The Antikythera Mechanism Research Project reported in the science journal “Nature” a year ago that that the mechanism is an astronomical computer or orrery used to predict the positions of heavenly bodies in the sky.

clips of interviews with Michael Wright, formerly Curator of Mechanical Engineering at The London Science Museum, and now of Imperial College, London.

then Prof. Andre Sleeswyk demonstrates how his analysis of The Antikythera mechanism helped him solve the puzzle Leonardo da Vinci couldn’t–the Roman odometer of Vitruvius.

This documentary clip is from an episode of “Ancient Discoveries” from the History Channel

http://www.dvdtalk.com/reviews/29380/ancient-discoveries/

09:54 – Nov 2, 2007 – 1 year ago –

SCHEMA 3D DELLA RICOSTRUZIONE DI DE SOLLA PRICE:

http://www.youtube.com/watch?v=qsr62p4h4Y8&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=NkhodouiiCE&feature=related

L’ULTIMO VIDEO CHE FA SCALPORE: Michael Brown, Imperial College, London, mostra come funziona la “sua” Antikythera.

http://www.youtube.com/watch?v=4eUibFQKJqI

Sul lungo lavoro ed i risultati di Michael T. Brown, DA VEDERE il blog (ringrazio l’Autore per avermelo suggerito):

http://fsoso.free.fr/antikythera/

IL GRUPPO DI RICERCA AMRP (T. Freeth et al.) DELLA RIVISTA NATURE aggiorna allo stato dell’arte sul mistero storico:

http://www.antikythera-mechanism.gr/

http://www.nature.com/nature/journal/v454/n7204/full/nature07130.html

http://www.youtube.com/watch?v=DiQSHiAYt98 

http://www.youtube.com/watch?v=znM0-arQvHc&feature=related

A new paper from the Antikythera Mechanism Research Project (AMRP) is published in the prestige science journal Nature on July 31st 2008. It reveals surprising results on the back dials of the Antikythera Mechanism – including a dial dedicated to the four-year Olympiad Cycle of athletic games in ancient Greece.

The research team has also deciphered all the months on the Mechanism’s 19-year calendar, revealing month names that are of Corinthian origin, probably from a Corinthian colony of the western Hellenic world – overturning the previous idea that the Mechanism was from the eastern part of the Mediterranean. For the first time we have direct evidence of its cultural origins.

 

L’orologio-calcolatore ellenistico                

Il computer    Il computer    Il computer    Il computer    Il computer    Il computer    Il computer

Il reperto di un complesso, sofisticatissimo orologio astronomico di epoca  ellenistica di cui qui parliamo (ALTRE FOTO DEL REPERTO ORIGINALE: CorSera), calibrato nel suo ciclo più lungo sulle eclissi (76 anni), fu ritrovato presso l’isolotto di Antikythera, come spiega sopra il commento al  clip History Channel.

Esso era già stato accuratamente ricostruito nella sua interezza, dopo anni di lavoro da certosino, nel 1974 dal massimo storico della scienza contemporaneo, Derek J. de Solla Price (1922-83), che fu a lungo nel Board della “nostra” rivista Research Policy.

 Tale lavoro  artigianale di ricostruzione materiale dei pezzi mancanti e dell’intero orologio complesso, compiuto PER LA PRIMA VOLTA ASSOLUTA da questa bella figura intellettuale a tutto tondo, che fu  De Solla Price, portò  – nell’insieme degli studi – ad  una rivoluzione copernicana nella nostra idea e visione della Cultura-Madre greca e dei suoi sviluppi ellenistici. IN SOSTANZA AD UNA RIVALTAZIONE DEL LATO (in ombra: abbastanza ignoto in precedenza, o preso sottogamba)  TECNOLOGICO DELLA CULTURA E RICERCA GRECO-ELLENISTICA.

In ambienti alessandrini ed ellenistici, ora sappiamo che vi furono molti sviluppi sistematici in campo ingegneristico, specie meccanico: i nomi dei grandi tecnologi dell’epoca abbondano. La cultura tardo-ellenistica pare fosse già in procinto di evolvere dalla scienza-filosofia, verso un salto nei mondi  tecnologci virtuali, prima che il processo si  interrompesse  (mentre il cammino indipendente proseguì nell’altra regione-leader globale, la Cina – studiata a Cambridge da Joseph Needham).

Insomma l’orologiaio Alessandrino-Ellenistico (secondo Nature, di una colonia occidentale, Magna Grecia o altrove, della città di Corinto), che ha fatto il prodigio di Antikythera, e’ un po’ più avanti di Leonardo, per dirla grossolanamente (e Leonardo c’entra:  vedi sopra la citaz. di History Channel). Gli manca un Pascal alessandrino, e l’orologio potrebbe cominciare  a  diventare programmabile? Perche’ allora la grande cultura Araba attorno all’anno Mille non e’ ripartita da lì? Lo ha fatto in campo matematico, medico, ecc., ma non che io sappia nella orologeria analogico-meccanica “pre-elettronica”. WHY NOT?

FAQ. Non e’ che qui ci siano le radici comuni di 2 mancate (ellenista ed islamica) RIVOLUZIONI SCIENTIFICHE (alla Galileo-Newton) E POI TECNOLOGICO – INDUSTRIALI as well (alla Newcomen-Smith)? Altrimenti, oggi sarebbero i “nostri” fondamentalisti (Comunione e Liberazione, focolarini, Opus Dei, Parrocchie terroriste e PPP – pazzi predicatori puritani), a suicidarsi contro l’imperialismo incompassionevole del Califfato…

In ogni caso, nel 1600 Padre Ricci ci farà la sua bella figura portando (con le mappe post-Colombiane ed Euclide) gli orologi europei alla corte imperiale di Beijing: in quanto questi erano di concezione assai diversa dai pur evoluti meccanismi segna-tempo di  tecnologia endogena all’Impero di Mezzo. Forse qualche traccia di Antikythera era rimasta, dopo tutto ,  nelle civiltà sulle sponde del Mediterraneo dove la nave affondò?

Ora, un tecnologo britannico ha ripetuto – come si suol fare nelle scienze – l’esperimeno reale di de Solla Price,  anche lui con un lavoro di decenni: ma l’ha fatto nell’era uTube in cui i tempi di diffusione s’accorciano. I tempi cambiano. Ma i meriti di Derek restano a Derek! Che diamine. Del reverse engineering dell’orologiaio Alessandrino-Corinthiano, il pioniere e’ lui. Una inammissibile dimenticanza nell’articolo che segue – che noi correggiamo. NB: I Corinthians sono la squadra di football per cui tifano tutti i brasiliani di ceppo italiano, e’ il loro status symbol, identità, far tifo per i Corintihans.

Avendo già visto nei Musei copie del lavoro di Derek, vedo subito dal video che M Brown al “core” delle rotelle ha aggiunto il packaging, la scatola di legno con le manopole. 

Ii titolisti di CorSera (vedi sotto) non vanno tanto  per il sottile, e forse non sanno – non avendo letto il Genthon – che non puoi chiamare  IN ITALIANO “COMPUTER” (semmai “calcolatrice analogica non programmabile”, per distinguerla da un calcolatore elettronico analogico), una macchina che non sia programmabile – questo per convenzione e definizione. Abbiamo scoperto che chi ha caricato  a fine novembre il video  di M Brown che mostra la sua macchinetta su uT, e’  una tale Jo Marchant,  che ha appena pubblicato la sua ricerca di storia tecnologica sul tema medesimo (London: Heinemann).

Decoding the Heavens: Solving the Mystery of the World’s First Computer.

Dove (non l’abbiamo ancora letto) potrebbero esserci alcune risposte ai nostri quesiti sopra: si parla inatti di preti-astronomi babilonesi studiosi delle eclissi, che precedettero Antikythera, e di Arabi che la seguirono. Il libro, ci dicono su Amazon, e’ scritto per biografie vive; un lettore afferma:

This is not so much a book about the device, but the story of its discovery and recognition. 

The story is told as a series of biographies of the people who have helped to bring the device to light. I found the story increasingly compelling as each of the characters was brought to life.

Nello strillo di copertina si promette di più: a book that challenges our assumptions about technology transfer over the ages.

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BREAKING VIEW:

UN RICERCATORE BRITANNICO HA RICOSTRUITO FEDELMENTE IL MECCANISMO DI ANTIKYTHERA

Uno scienziato accende il “computer” 
inventato dai greci 2mila anni fa

L’apparecchio effettua complicati calcoli astronomici 
e mostra le posizioni dei vari corpi celesti

MILANO – Un misterioso congegno meccanico simile ad un orologio. Venne scoperto nel 1901 da alcuni pescatori nelle acque vicino a Antikythera, un’isolotto sperduto nel Mar Ionio della Grecia. Sembrava soltanto un blocco di ruggine agli occhi degli archeologi, che non diedero tanta importanza allo strano reperto ripescato da un veliero affondato. Quando però lo strano oggetto si ruppe nelle stanze degli archivi del Museo di Atene dov’era custodito vennero alla luce delle ruote dentate – gli scienziati si accorsero subito di essere di fronte a qualcosa di molto particolare. Era stato trovato il più vecchio “elaboratore” del mondo. Secondo gli scienziati del tempo il meccanismo di Antikythera era stato costruito per effettuare complicati calcoli astronomici: dal moto del Sole e della Luna nello Zodiaco a quello dei pianeti, ma anche per determinare le eclissi.

COPIA ESATTA – Si calcola che il meccanismo sia stato costruito 150 anni prima della nascita di Cristo. E’ composto da una trentina di ingranaggi in bronzo con una sottile dentatura. Gli archeologi parlarono di un capolavoro dell’ingegneria, uno straordinario reperto di tecnologia antica. Poi per un secolo più nulla (ndr – TOTALMENTE FALSO, E SCIOCCO.  Del resto si smentisce lui stesso nell’ultimo capoverso). Ora, Michael Wright, ex curatore della sezione di Ingegneria Meccanica del Museo delle Scienze di Londra, ha ricostruito l’antico apparecchio. Una copia esatta: con le stesse dimensioni, gli stessi materiali riciclati. Insomma, quasi come l’originale. E la cosa incredibile è che questa copia – teoricamente – funziona nello stesso modo dell’originale. In un video pubblicato su YouTube nei giorni scorsi, ripreso dai maggiori blog e riviste tecnologiche, il ricercatore spiega il funzionamento del computer Antikythera.

PREVISIONI – I comandi, dice Wright, sono relativamente semplici: girando una manopola, posta sul lato dell’oggetto, è possibile scorrere i quadranti sovrapposti e, dalla combinazione di questi, prevedere i vari eventi astronomici. Basandosi sui modelli dell’antica Grecia si possono anche raffigurare le posizioni dei vari corpi celesti. Sulla parte davanti di questo blocco di bronzo era possibile notare delle iscrizioni del calendario greco ed egizio mentre le lancette mostravano le posizioni della Luna e degli allora cinque pianeti conosciuti. Sul retro, invece, due indicatori: uno mostrava un calendario di 19 anni e le Olimpiadi e il secondo quando ci sarebbero state eclissi di Luna e solari.

ZONE D’OMBRA – Da decenni il meccanismo di Antikythera non ha mancato di suscitare impressione ed interrogativi presso molti studiosi. La sua reale funzione è rimasta sconosciuta per lungo tempo, il suo utilizzo e fino ad oggi stato chiarito solo in parte. Infatti, ci sono ancora molte zone d’ombra sul funzionamento di questo strumento. Nel frattempo si sa che le poche incisioni decifrate sono una sorta di guida pratica.

Elmar Burchia
18 dicembre 2008